Le piante non hanno un sistema immunitario vero e proprio, ma in esse si può indurre una resistenza agli stress biotici ed abiotici.
Di seguito viene illustrato che cos'è la resistenza nelle piante e come gli induttori di resistenza svolgano un ruolo essenziale in questo processo.
La resistenza è la possibilità delle piante di autodifendersi da:
Per indurre nelle piante la resistenza si deve agire in anticipo, utilizzando dei prodotti mirati a questo scopo: gli induttori di resistenza, che simulano in qualche modo un attacco fungino/batterico provocando una risposta "immunitaria" locale (ad esempio l'aumento dello spessore delle pareti cellulari) oppure estesa a tutta la pianta: la SAR(resistenza sistemica acquisita o systemic acquired resistance).
https://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/fitosanitarioQuando si parla di SAR si intende che le piante sono state stimolate a provvedere alle misure che concorrono alla loro difesa anticipatamente rispetto ad un'infezione vera e propria. Queste misure sono:
Nell’ambito dell’induzione di resistenza (ma non solo, se si parla di agricoltura) fare le cose giuste al momento giusto è la chiave di volta per il successo. Infatti, stimolare una risposta da parte della pianta prima che questa venga a contatto col patogeno, ci permette di ottenere una reazione massiccia e tempestiva al momento dell’infezione.
Gli induttori di resistenza sono sostanze che attivano o aumentano l’espressione dei geni di resistenza (o di difesa) presenti nelle cellule dei vari tessuti delle piante. Queste sostanze sono chiamate “elicitori” e agiscono verso i patogeni (stress biotici) e verso stress ambientali (stress abiotici). Gli induttori di resistenza funzionano dunque da “elicitori”, ossia stimolatori: vengono riconosciuti dal sistema immunitario della pianta e sono in grado di attivarlo. Hanno diversa natura chimica e possono essere:
Gli induttori di resistenza rivestono un ruolo fondamentale nelle logiche di lotta biologica e/o integrata, perchè possono supportare efficacemente i protocolli di difesa aziendale. Svolgono specifiche azioni di stimolo sulle piante guidandole verso una maggiore tolleranza nei confronti di tutti gli stress, sia biotici che abiotici e rendendole soggetto attivo della propria salute. Gli induttori di resistenza possono essere una valido aiuto per modulare le applicazioni di molecole di sintesi e contenere l’utilizzo di zolfo e rame entro i massimali previsti dalla legge. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32018R1981
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Significa stimolare le piante, anticipatamente rispetto ad un vero e proprio attacco, a mettere in atto delle misure che concorrano alla propria difesa tramite:
aumento dello spessore della parete cellulare attraverso la sintesi di callosio e lignina,
produzione di sostanze tossiche per il patogeno, sintesi di proteine specifiche per la difesa e, se necessario, morte cellulare programmata.
Hanno diversa natura chimica: possono essere estratti di alghe, o di altri vegetali, o di microrganismi, oppure possono avere origine sintetica, ma tutti funzionano da "elicitori", ossia stimolatori.
Le reazioni possono essere locali, cioè nell’intorno del punto di accesso del patogeno, oppure sistemiche ovvero estese all’intera pianta, ma sono sempre temporanee, cioè si esauriscono in un lasso di tempo che dipende da diversi fattori.
Queste sono le principali molecole che singolarmente o in abbinata tra loro possono indurre la resistenza delle piante
Per indurre correttamente la resistenza delle piante bisogna:
Agire in anticipo: iniziare a stimolare le piante a difendersi dagli stress biotici ed abiotici molto presto nel corso della stagione vegeto-produttiva, per mezzo di una risposta immunitaria provocata da una simulazione di un attacco patogeno.
Utilizzare con costanza gli induttori di resistenza: supportano la difesa aziendale e svolgono un'azione specifica sulla pianta, predisponendo in essa una maggiore tolleranza agli stress biotici ed abiotici.